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Al test di Cernobbio governo promosso ma gli extraprofitti abbattono la media

Dalle élite riunite a Villa d'Este un 6/7 in pagella. Pesa il prelievo sulle banche. Giorgetti rassicura sulla manovra e tiene il punto: "La tassa è giusta, con la pandemia lo Stato ha dato tanto"

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Un gradimento generalizzato che si traduce in una piena sufficienza. La tassa sulle banche, tuttavia, ha ricevuto una bocciatura. È stato questo il risultato del televoto della platea del Forum Ambrosetti di Cernobbio, interpellata sulle politiche del governo Meloni. Il 69% dei partecipanti ha espresso un giudizio positivo, mentre per il 18,3% la valutazione è stata molto negativa. Il punteggio attribuibile, però, variava da un minimo di un punto a un massimo di 9. La media ponderata dei giudizi si è attestata a 6,06 che in una scala da 1 a 10 equivarrebbe a un 6 e mezzo.

Insomma, manager e imprenditori sono abbastanza soddisfatti dell'operato dell'esecutivo, ma sarà la manovra il vero discrimine. Anche perché non tutte le mosse sono state giustte. Prova ne è che l'imposta sul margine d'interesse delle banche è stata bocciata dal 62,8% dei presenti (33,3% le valutazioni molto negative). Ecco perché la legge di Bilancio sarà chiamata a dare risposta ai ceti produttivi, perché il consenso espresso ieri non è una cambiale in bianco.

E proprio a dirigenti d'azienda e banchieri il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri ha voluto testimoniare che l'esecutivo cercherà di non deludere le aspettative pur nelle ristrettezze cui si è costretti. Ma su un punto in particolare il titolare del Tesoro ha voluto chiarire la ratio dell'azione governativa: la tassa sugli istituti di credito. «Può darsi che l'imposta sia inopportuna, sicuramente potrà essere migliorata, ma quello che non accetto è la definizione di tassa ingiusta perché questa è una tassa giusta, perché lo Stato dà e lo Stato chiede e al sistema bancario ha dato moltissimo in termini di garanzie in questi anni», ha replicato Giorgetti. Ecco perché la manovra, ha proseguito, intende «limitare quelle rendite che non possiamo più permetterci e premiare chi lavora e crea nuova ricchezza effettiva», includendo nella creazione di ricchezza anche l'aiuto alla natalità.

Sulla crescita del Pil, ha proseguito il titolare dell'Economia, «il governo pensa di mantenere le previsioni che ha fatto in sede di Def», ossia l'1% nel 2023 ma «inevitabili variabili esterne stanno radicalmente mutando il quadro e di questo bisogna prendere atto anche a livello europeo». In buona sostanza, il ministro ha specificato che la prossima manovra sarà «prudente» e terrà conto delle «regole fondamentali della finanza pubblica», ma in ambito comunitario occorre trovare un'intesa su alcuni punti qualificanti. «L'Italia condivide una politica di riduzione del debito pubblico, però non posso ignorare che in questo momento la stessa Commissione Ue ci chiede una politica di un certo tipo per quanto riguarda la prestazione energetica e, quindi, riteniamo ragionevole chiedere che vengano considerate in modo diverso le spese per stipendi pubblici o pensioni rispetto a questo tipo di investimenti».

Ultima notazione sul Superbonus. «A pensarci mi viene ogni volta il mal di pancia non solo per gli effetti negativi sui conti pubblici ma anche perché ingessa la politica economica lasciando margini esigui a altri interventi», compresi quelli del Pnrr. Una tegola da 100 miliardi.

«Questo governo ne ha pagati 20 e altri 80 sono da pagare, ma tutti hanno mangiato e poi si sono alzati dal tavolo», ha concluso.

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